Sito archeologico Tor di pagà

Il sito di Tor dei Pagà è posto alla quota di m 2250 s.l.m., circa 1000 metri a monte dell’abitato di Vione, comune dell’Alta Val Camonica.

Il toponimo viene ricondotto dalle tradizioni secentesche locali al leggendario passaggio di Carlo Magno in Valcamonica, che qui avrebbe debellato l’estrema resistenza di oppositori pagani e legati ai Longobardi.

L’interesse del sito, segnalato da Ausilio Priuli nel 1976, spinse Mario Mirabella Roberti a effettuare una prima breve campagna di indagini archeologiche, nel luglio dell’anno successivo e a verificare la presenza di strutture murarie antiche, ma che risultarono di incerta cronologia.

Nel 2011 l’amministrazione comunale di Vione ha intrapreso un progetto di valorizzazione del proprio patrimonio archeologico. È stato in tal modo attuato un programma di ricerche che ha, sinora, visto lo svolgimento di dieci campagne di scavo estive (2011-2019, 2022), dirette fino al 2018 dalla soprintendenza archeologica (direttore scientifico dott. Andrea Breda) e dal 2019 dal comune di Vione che ha ottenuto dal Ministero della Cultura la concessione di scavo archeologico, con la collaborazione del prof. Marco Sannazaro, orinario di Archeologia cristiana e medievale, e direttore della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici dell’Università Cattolica.

Le indagini archeologiche hanno permesso di mettere in luce gran parte delle strutture che compongono la fortificazione di Tor dei pagà: essa appare oggi come un complesso strutturale articolato composto da almeno due torri, di cui una è collocata al vertice di un sistema composto da un muro di cinta poligonale e una serie di edifici interni, una torre più piccola collocata a poca distanza della precedente (poco meno di 200 metri) lungo la cresta rocciosa discendente da Cima Bles, e una serie di altri edifici, situati nell’area circostante. Le cronologie dei reperti rinvenuti, tra cui alcune monete e l’analisi radiocarbonica di campioni prelevati da due travi in larice, suggeriscono che la fortificazione sia stata realizzata e utilizzata per un breve lasso di tempo, tra la fine del XIII e i primi decenni del XIV secolo.

È probabile che l’area di Tor dei Pagà sia stata occupata a scopi difensivi nell’ambito delle vicende belliche che infiammarono tutta la Valcamonica in quel periodo e che videro le consorterie nobiliari locali in rivolta contro Brescia. 

Nel 2015 sotto le strutture della seconda torre del complesso fortificato di Tor dei Pagà sono emerse tracce di una frequentazione più antica, databile tra VII e V sec. a.C., e costituita da strati carboniosi con resti di offerte: oggetti in bronzo, frammenti di vasi e ossi bruciati.

Si tratta di un tipo di contesto ben noto in archeologia e documentato nel vicino territorio altoatesino e trentino con il termine tedesco Brandopferplatz, che possiamo tradurre come “area per offerte combuste” (Brand: rogo, Opfer: per offerte e Platz).

Questi luoghi di culto sono stati spesso usati per lungo tempo: dal Bronzo Medio alla seconda età del Ferro (XVII-II/I sec. a.C.) e talvolta sino ad età tardo romana.

I luoghi mostrano alcune caratteristiche comuni quali la vicinanza a sorgenti o a bacini d’acqua, la posizione dominante (visibilità dal fondovalle e da grandi distanze), la presenza di strutture (recinti, altari in pietra o percorsi intesi come vere e proprie “vie sacre”), il sacrificio di animali domestici (capre, pecore, bovini, maiali) e le offerte di cibo (cereali o pane). Nel rogo erano gettati anche oggetti in metallo: fibule, pendagli, ex-voto in lamina di bronzo e a volte armi. I vasi usati per le offerte (libagioni) erano rotti alla fine del rito, buttandoli per terra o nel fuoco. La terra del rogo era poi spianata e preparata per nuove cerimonie.

Molti roghi votivi in posizione dominante sul fondovalle, come quello di Tor dei Pagà, dovevano essere visibili non solo da altri luoghi simili, con i quali formavano la trama di un suggestivo “paesaggio cultuale”, ma anche dagli abitati. A questo proposito è suggestivo ricordare che all’imbocco della Val d’Avio nel Comune di Temù, sul versante opposto della Valle, sono stati trovati i resti di una casa di VI-V sec. a.C.

Per saperne di più:

www.vionearcheologica.it